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Mercoledì, 08 Dicembre 2021 09:11

L' opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità

 

Tu, donna, sei la porta del diavolo. (Tertulliano)

Le nostre vite sono un macello. Dico davvero; un disastro.

Leggendo “Il mondo sfolgorante”, il più bel libro di Siri Hustvedt, mi è venuta in mente una performance della brillante artista Lella Costa cui ho assistito una volta. Tenne un monologo sulla sua vita che includeva alcuni ricordi, delusioni, le canzoni dei Pooh, momenti felici e preoccupazioni su questioni nodali del suo appartenere in maniera contorta al genere femminile.

Sul palcoscenico, c’era un piano di lavoro di cucina dietro il quale l’artista raccontava di sé. A ogni argomento/soggetto del racconto aggiungeva ingredienti in una pentola raccogliendoli tutti finché non traboccò. Alla fine, se la versò su se stessa cosicché i suoi vestiti, i capelli e il viso furono completamente sporchi e una nuvola farinosa le fluttuò intorno alla testa. Si guardò intorno e rivolgendosi al pubblico proclamò solenne: "Che casino!" Lo spettacolo era comico, ma dal modo in cui pronunciò il monologo, si è capì che tutto il suo essere era tragicamente una catastrofe.

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Mercoledì, 12 Gennaio 2022 16:26

Una crudele idea di ordine

Lulu Miller, autrice del libro “ I pesci non esistono” oggetto delle righe che seguono, ha lottato con la depressione per molto tempo; ho letto notizie di un tentativo di suicidio: sono vere.  Suo padre, biochimico e scienziato a modo suo, le ha insegnato che le vite umane sono, nel grande schema delle cose, roba insignificante. La ricerca di una risposta alternativa a quella di suo padre l’ha segnata per tutta la vita, facendo della ricerca e della divulgazione scientifica lo scopo della sua esistenza.

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Lunedì, 08 Novembre 2021 08:31

Urla dal silenzio

ndr. Come sanno bene i lettori di BookAvenue, in diverse occasioni abbiamo ospitato più di una recensione per lo stesso libro; il libro del premio Pulitzer 2020 Colson Whitehead già segnalato da Davide Zotto non fa, dunque, eccezione alcuna.

 

L'ennesimo ragazzo ammazzato da un poliziotto:
ci trattano come subumani nel nostro stesso paese.
Lo hanno sempre fatto. Forse lo faranno sempre.
Il suo nome non aveva importanza.

Whitehead aveva preso il suo (secondo!) Premio Pulitzer da pochi giorni e aveva detto di se stesso: “Se sono qui è grazie a una serie di colpi di fortuna che hanno permesso che non finissi nel tritacarne della storia”. Se ne La ferrovia sotterranea ci ha portato nelle piantagioni della Georgia di inizio Ottocento, dove gli schiavi venivano scorticati a suon di frusta, ne I ragazzi della Nickel ci spiega che il razzismo non è una questione che riguarda solo il colore della pelle, ma averla più scura è sempre peggio. Stavo leggendo proprio I ragazzi della Nickel quando George Floyd è stato ucciso. Ero a pagina 182, dove Colson Whitehead ha scritto: “Accadde come accadeva sempre.

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(tempo di lettura 10 minuti) questo articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2020

“Dobbiamo fare qualcosa“. Jonathan Safran Foer ha ripetuto questo mantra con frequenza e intensità crescenti negli ultimi anni, soprattutto i più recenti. Il suo civismo è emerso con ferma autorevolezza in risposta alle correnti questioni sociali americane come, per esempio, alle famiglie separate al confine messicano, altre volte per controllo delle armi, ma più spesso i suoi interventi hanno riguardato il cambiamento climatico.

Nel suo ultimo libro: Possiamo salvare il mondo primadicena, uscito recentemente per Guanda in Italia prima che negli USA racconta, a un certo punto, che la faccenda del cambiamento climatico e delle ricadute sulla pelle delle persone era per lui diventata intollerabile. Foer confessa cosa pensava di sapere sulla crisi ambientale e cosa gli individui potevano fare a riguardo, limitandosi però alle: 1) cannucce di plastica = cattive 2) riciclaggio = buono.  Ha compreso, proprio a quel certo punto di avere  bisogno di sapere più compiutamente e in maniera strutturata cos’era il cambiamento climatico e come funzionasse.

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Susan Sontag è stata una di quelle intellettuali pubbliche che gli americani chiamano social critic, impegnata e appassionata sia sul fronte politico sia su quello delle arti e delle lettere. È stata caustica e sensibile autrice di saggi e discorsi sul potere delle immagini, sulla pace e sulla guerra, sulle concezioni sociali di malattie come il cancro o l’Aids ma anche di romanzi (Il benefattoreIl kit della morteL’amante del vulcano) e commedie teatrali (dalla riscrittura ibseniana Donna del mareCosa viviamo ora sull’Hiv). Ha insegnato, diretto quattro film tra lunghi e corti, diversi allestimenti scenici e scritto quasi in continuazione sin da giovanissima. Quando è morta a settantun anni il 28 dicembre 2004, non ha lasciato disposizioni circa le sue carte inedite, i suoi scritti non raccolti in volume o non finiti.

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Vi piacciono la favole? Quelle senza principesse, intendo. Vi propongo una favola calcistica.

Ma forse il romanzo di Carr, Come i Wanderers vinsero la coppa d’Inghilterra, è più simile ad un racconto epico o di avventura.

Non un giallo di sicuro, sappiamo già dal titolo come va a finire; sarebbe come dire che l’assassino è il maggiordomo.

Il libro fu scritto alla metà degli anni settanta e, se all’epoca poteva apparire già bizzarro, al giorno d’oggi risulta assolutamente incredibile e impensabile nell’attuale “sistema calcio”; per questo motivo si rivela ancora più stravagante; uno stravagante bello, ironico, divertente e carico di leggerezza.

Il libro è un romanzo di pura invenzione, ma per certi versi premonitore, salvo per  il finale. >>

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Domenica, 23 Agosto 2020 14:10

Populismo e democrazia. Una strana coppia

tempo di lettura 7 minuti.  eng.vers questo artiolo è stato pubblicaro il 19 Marzo 2019

Leggo dal libro di Fukuyama, Identità La ricerca della dignità e i nuovi populismi oggetto di lettura per la riflessione che segue: “ Trump rappresenta una tendenza più ampia nella politica internazionale, verso ciò che è stato etichettato come populista. I leader populisti cercano di usare la legittimità conferita dalle elezioni democratiche per consolidare il potere. Essi rivendicano una connessione carismatica diretta con "il popolo", che sono spesso definiti in stretti cluster etnici che escludono -a volte grandi parti della popolazione. A loro non piacciono le istituzioni e cercano di indebolire i controlli e gli equilibri che limitano il potere personale di un leader in una moderna democrazia liberale: i tribunali, la legislatura, i media indipendenti e una burocrazia apartitica ".

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Giovedì, 14 Luglio 2022 06:05

Il sale dell'amicizia

Il sale, si sa, dà sapore, ma se sparso sulle ferite provoca dolore.

Pactum salis (Olivier Bourdeaut, Neri Pozza) è un libro sull’amicizia, di come sia sfaccettata, di come possa dare gioia, ma anche dolore. Il titolo, lo si scopre dall’abstract, deriva da un proverbio medievale che definisce  l’amicizia come un patto di sale; e fondamentale era il sale nella società dell’epoca; inoltre quel salis evoca anche la salina della Bretagna in cui è ambientato il libro.

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Il camion con la scritta BASKO stava viaggiando sul viadotto quando il ponte si è spezzato. L’asfalto è precipitato nel vuoto e il conducente si è fermato sull’orlo di un baratro. Per giorni, i nostri occhi sono rimasti incollati a quel camion fermo definito “sospeso”. Aprendo il dizionario ho scoperto che sospendere significa appendere un corpo in maniera che penda, impossibilitato a cadere a terra”, ma anche “arrestare, non portare a compimento”. Di qui la “suspense”: cioè uno “stato di attesa, ansia, incertezza e mancato compimento dell’azione”. Nel frattempo, il camion era diventato un “simbolo”. Un simbolo, diceva il dizionario, è “qualunque tipo, emblema o rappresentazione di oggetti morali tramite immagini o proprietà naturali. È qualsiasi elemento atto a suscitare nella mente un’idea diversa da quella offerta dal suo immediato aspetto sensibile, ma capace di evocarla”. Forse un’anima collettiva era rimasta bloccata sul viadotto e rendeva il camion un oggetto morale? Una storia, mi sono chiesta, può essere considerata un oggetto morale?

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Mentre gli echi del Premio Strega 2019 si fanno già sentire in vista della sfida a due, l’esito finale potrebbe essere meno scontato del previsto. La presenza tra i 12 semifinalisti di Antonio Scurati, autore di M. Il figlio del secolo (Bompiani), rende meno semplici i consueti pronostici degli addetti ai livori.In ogni caso, Missiroli (che con l’atteso Fedeltà ha diviso la critica ma è stato premiato dai lettori) e Scurati (a sua volta autore di un discusso bestseller, che vede protagonista la figura di Benito Mussolini) dovrebbero giocarsi la vittoria, e sono quindi praticamente certi di un posto in cinquina. Restano due dubbi: in quale misura l’autore di Fedeltà verrà penalizzato dall’etichetta di “favoritissimo”?  Vi terremo informati, nel frattempo vi riproponiamo la recensione di Carla sul libro vincitore della scorda stagione. Un grande libro davvero. ndr.

Ciò che si impara a scuola sulla storia del '900 è una goccia nel mare. Nel secolo scorso si sono concentrate tali e tante vicende che approfondirle tutte come meritano richiederebbe un programma di studio vastissimo  e molte più ore di lezione di storia soprattutto alle superiori. Ma la storia è "pericolosa" perché apre gli occhi alle persone e ogni tanto sbuca persino il politico di turno che vorrebbe abolire le ore di storia perché considerata una "materia morta". Cosa c'entra questa premessa con Resto qui di Marco Balzano? C'entra perché il suo ottimo romanzo racconta alcune delle vicende che non si imparano sui banchi di scuola, la storia della gente altoatesina tra le due guerre mondiali e dopo. Lo fa attraverso la storia di Trina, maestra di Curon, e della sua famiglia. Vi intreccia anche le vicende del lago di Resia, un bacino artificiale riempito nel secondo  dopoguerra allagando i paesi di Resia e Curon.

 

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