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Siamo partiti cantando. Etty Hillesum, un treno, dieci canzoni.
Riscrivere i diari di Etty Hillesum per un pubblico di giovani lettori sarebbe potuta essere un’impresa quantomeno rischiosa, se non addirittura fallimentare per ragioni di diversa natura, non ultima quella dell’età di Etty al momento della stesura dei suoi diari. Era una donna quasi trentenne, nel fiore di un età che si era andata conquistando, in modo assolutamente non convenzionale per quei tempi, e lontana anni luce dai tempi attuali dei nostri lettori e quindi per questo con scarso potere di immedesimazione da parte loro.
La compagnia dei SOLI
Il Male è una parola brutta, che trova volti, storie, catastrofi, da abitare anche senza permesso. Contro il Male combatte Sara a vantaggio della sua sopravvivenza da umana, donna, capace di resistere al buio di ogni nascondimento e alle violenze nel corpo e nell’anima...
Tutto questo accade in una terra affranta e sfigurata, dai predoni, che arrivano da mare, ma anche da quelli che vorrebbero proteggerla a vantaggio di potere proprio. Sara però conosce e riconosce le parole brutte e quelle finte, e non ci sta a soccombere, a arrendersi a regole che non sono sue. E allora cerca la fuga a costo della vita.
A un passo dalle stelle
La notizia che le vacanze estive quest’anno Giorgia le trascorrerà camminando, al seguito dei suoi genitori, sulla via Francigena, arriva come la goccia che fa traboccare il vaso. Trecentosettantacinque kilometri e quattrocento metri, a piedi da Lucca a Roma, e, per di più, insieme a un gruppo di sconosciuti e due guide.
Giorgia avverte come il peso di un macigno sul cuore, vorrebbe sapere sorridere, ma non le riesce di essere come Vittoria, la sua migliore amica. E camminare, zaino in spalla, per tutta quella strada, di certo non la alleggerirà.
Premio Andersen.Un chilo di piume un chilo di piombo
"Ho saltato la quinta e andrò in prima media. Sono preoccupata per due cose: primo perché io sola avrò dieci anni e le altre saranno vecchie di undici, e poi perché dicono che tutti quello che bisogna sapere si impara in quinta, e infatti io non so niente di storia, di geografia, di pistilli, e mi rimarrà un buco per tutta la vita. Dovrò sempre scusarmi: sapete è perché ho saltato la quinta".
Le narrazioni ci tessono come fili di trame nelle quali troviamo segni, sguardi, aspetti, parole, visioni che ci fanno sentire parte del divenire, riconoscendo nel disegno unitario qualcosa che ci appartiene, che sta radicata nel nostro intimo, anche quando le storie che vengono narrate sono distanti temporalmente da chi legge.
Prima di Me. Luisa Mattia e Mook
Cos’ero prima di me?
E dove?
Mi faceva il cielo.
Mi facevo, dico perché, ero niente dentro a tutto quanto.
Ero niente dentro tutti.
Ero tutti e tutto.
Mi facevo il tutto. Proprio.
Mi faceva con le mani la sabbia.
E l’acqua nella sabbia.
Morbida, la sabbia.
Molle la mia forma.
Prima, che è prima di essere me, quando nel tempo Chissadove non ero affatto il centro dell’universo, prima dell’esistere al mondo, dell’essere dato alla luce, prima, appunto, è un dove, da cui muove un gesto, da cui nasce il pensiero e la parola, di me.
Terra tra le mani
Possono le rivoluzioni epocali partire da qualcosa di piccolissimo? Pare proprio di sì.
Basta l’incontro tra una bimba e un seme tanto minuscolo da sembrare insignificante persino nella sua manina, a dare il via a uno dei più grandi cambiamenti nella storia dell’umanità.
In pericolo
Sophie ha quattordici anni e una vita divisa tra mondi agli antipodi.
Di madre congolese e padre italo-americano, dall’età di 8 anni vive stabilmente negli Stati Uniti e trascorre l’estate in Congo nella riserva per la tutela di bonobo, che sua madre ha fortemente voluto e che gestisce, nel tentativo di impedire lo sterminio di questa specie di primate, oggetto di commercio e di contrabbando nel paese... >>
Quattro ragazzi per due papà
“…Eli non riuscì a non farsi prendere almeno un po’ dall’entusiamo. L’inverno prima avevano costruito una pista di ghiaccio in giardino, montando un recinto di legno e utilizzando un telone di plastica che poi avevano riempito d’acqua. Eli non era un granchè ad hockey – non ci teneva proprio a farsi spintonare contro il recinto – ma gli piaceva l’idea di tutto il contorno: la cioccolata calda, fare il fuoco come in campeggio e così via. Abbandonò i fogli in un mucchio disordinato. Si infilò gli stivali ancora umidicci e andò a cercare i guanti….”
Il lettore infinito. Educare alla lettura tra ragioni ed emozioni
L'esito di questa preziosa esperienza è che ci consente di acquisire consapevolezza sull’importanza sociale della lettura di letteratura. Ed è una consapevolezza che, una volta acquisita, non si dimentica più. Si scopre in prima persona come la lettura ˗ l’intera esperienza del Reading Circle ˗ trascenda l’intrattenimento, l’intimità serale, o il quotidiano valore funzionale, per offrirci immagini con cui pensare e strumenti per creare e ri-creare il vero significato delle nostre vite individuali e sociali. Taluni direbbero, o lamenterebbero persino, che si tratta di un modo per investire il discorso letterario, nelle sue accezioni più serie, di un significato metafisico, se non addirittura religioso. E, personalmente, ritengo che sia proprio così.
Il segreto di Espen
Aveva imparato molte cose negli ultimi cinque anni, ma la più importante era aver capito che fra tutte le sensazioni che talvolta lo attraversavano in un solo pomerioggio – rabbia, amarezza, dolore, paura, desiderio, fame (quella sempre) – era l’amore la più potente, la sola che sperava di riuscire a tenersi stretta per sempre. E poco importava se la sua vita sarebbe durata un giorno solo ancora. Amava Solveig, i suoi genitori, il suo Paese, la libertà, le torte alla panna.